La Civiltà del Fiume – La bonifica delle zone del Medio Adige (5)

La bonifica del Gorzon fu sicuramente la più imponente attuata dalla Serenissima, che prese avvio con l’insediamento a Este di uno dei tre Provveditori del Magistrato alle Acqua della Repubblica. Le spese a cui i Veneziani dovettero far fronte erano elevate, ma l’incremento del valore dei terreni risanati superava la tassazione imposta dagli amministratori, anche per via di varie esenzioni fiscali di cui erano beneficiari.

I lavori di bonifica delle paludi dei cosiddetti laghi di  Vighizzolo, Vescovana, Cuori, Griguola e Grotaro, presero avvio nel 1558 da est  con il taglio dell’intestatura dell’argine del Gorzone nell’odierna zona denominata Taglio di Anguillara; tale primo intervento fece già defluire verso il mare le paludi di Griguola e Grotaro. L’ultimo atto fu la realizzazione del sottopasso delle Tre Canne che permise la formazione dell’asta Fratta-Gorzone delineando il doccione di sgrondo dell’ultima grande palude, il lago di Vighizzolo.

Testimone di questa grande opera della Serenissima Repubblica è il grande Retratto del Gorzon, un’ opera cartografica cinquecentesca ritrovata rocambolescamente all’interno di una trave di un’edificio comunale di Stanghella  (attualmente Biblioteca e Museo Civico Etnografico) a seguito di un importante restauro nei primi anni ’70. Il Retratto è un minuzioso documento catastale in scala 1:10.000, in pertiche padovane, composto da 121 rettangoli di carta fissati su lino, e che misura 7950×3385 mm. Rappresenta ogni particolare, ogni possedimento, ogni paese o agglomerato di case e che certifica come si presentava tutto il territorio che va da Montagnana ad Anguillara Veneta, dopo il 19 settembre 1545 (anno del decreto del Senato Veneto), ma che sicuramente era un documento che risaliva a prima del 1509 (lo si deduce dal fatto che nel disegno che rappresenta la città di Montagnana, manca il Duomo, eretto sicuramente dopo tale data). La scopo della carta era di catastare, attribuendo colorazioni diverse, le proprietà catalogando le capacità produttive e, quindi diversamente tassabili.

Il nuovo assetto determinò un cambiamento violento di un habitat mantenuto sostanzialmente intatto dalla lontana preistoria, ridisegnando necessariamente l’assetto economico e sociale di tutta le comunità della Bassa Padovana. Dopo la bonifica , mentre nobili e ricchi proprietari che già traevano profitto dalla pesca, dall’allevamento di bestiame o dai terreni a frutteto, ebbero severi contraccolpi economici, altri invece si insediarono nelle zone restituite dai Veneziani all’agricoltura.  La famiglia veneziana dei Cornaro, nella zona di Piacenza d’Adige, fu una di queste ….

   

Caterina e Alvise Cornaro: il Cinquecento a Piacenza d’Adige nel prossimo 6′ articolo sulla Civiltà del Fiume

 

 

Cartolina del Retratto del Gorzon (Museo Etnografico di Stanghella):

l’attuale golena dell’Adige a Piacenza d’Adige come si presentava nel ‘500, prima della bonifica

La Civiltà del Fiume – Il complesso delle Paludi fra Montagnana e Anguillara Veneta (3)

L’areale del fiume Adige  è interessata da forti sequenze di materiali alluvionali derivati in gran parte dall’erosione degli accumuli morenici, a motivo delle diverse glaziazioni succedutesi nel Quaternario. Prima del 589 il suo corso dalla sorgente in Val Venosta passava per Bonavigo, Minerbe, Montagnana, Este, Sant’Elena e Solesino. Ma, a seguito del ” … diluvio d’acqua che si ritiene non ci fosse stato dal tempo di Noè … il livello dell’Adige salì fino a raggiungere le finestre superiori della basilica di San Zeno a Verona, anche una parte delle mura della stessa città fu distrutta dall’inondazione …” come ci racconta nella sua Historia Longobarda Paolo Diacono, il  17 ottobre 589  si verificò la disastrosa Rotta della Cucca (l’attuale Veronella) con un’alluvione che causò grosse perdite di vite umane, animali e campagne e borghi ridotti in rovina. L’Adige abbandonò l’antico corso e si spinse molto più a sud in corrispondenza dell’antico alveo del Tartaro attraversando Legnago, lambendo Villa Bartolomea e Castagnaro.

Inoltre fra il VI e l’VIII secolo un peggioramento delle condizioni climatiche e la scarsa manutenzione di fiumi e canali, a seguito della caduta dell’Impero romano d’Occidente ridussero il territorio padovano e soprattutto quello che si estende da Montagnana ad Anguillara Veneta, una cosiddetta pianura liquida.  Vi erano grandi paludi a nord dell’Adige : il lago di Vighizzolo (comprendente i comuni di Piacenza d’Adige, Vighizzolo, parzialmente Ponso e S.Margherita), il lago di Cuori (Solesino), della Griguola (esteso nei comuni di Stanghella, Boara Pisano, Anguillara Veneta e Pozzonovo)  e  di Vescovana per un totale di 38830 campi padovani (3862.5 mq) ovvero per quasi 150 milioni di mq.! La zona era pescosissima e fruttava agli abitanti anche proventi per l’allevamento del bestiame, della vendita dei prodotti dei frutteti e i filati derivati dalla canapa (le cui fibre vanno ammollate a lungo prima di poterle rendere vendibili).

Come fu che di queste paludi non rimangono ormai che degli argini e dei canali …? nel prossimo 4′ articolo sulla Civiltà del Fiume

 

 

 

Retratto del Gorzon (museo civico Stanghella)