M.A.D. – MondoAgricolturaDonna – 2) Vandana Shiva

VANDANA SHIVA IMM

“Vivere con meno è il nostro risarcimento” Vandana Shiva

Chi è Vandana Shiva? Nasce in India nel 1952 in un in una città dell’Uttar Pradesh, nelll’India del Nord-est. Il padre è una guardia forestale e la madre una maestra di scuola che diventerà contadina dopo la sanguinosa guerra di partizione tra India e Pakistan nel 1947/48. La casa dei genitori è frequentata da intellettuali e discepoli di Gandhi. Una delle  frasi del Mahatma si imprime a fondo in lei: “Nel mondo c’è quanto basta per le necessità dell’uomo, ma non per le sue avidità”. La sua infanzia la trascorre tra le foreste del Rajahstan e la fattoria gestita dalla madre.Studia nel collegio cattolico di Dehra Dun e, dopo il diploma in fisica, in Canada all’università di Guelph, dove consegue la laurea in filosofia della scienza e, successivamente, il dottorato sui concetti filosofici della meccanica quantistica del Western Ontario. Vandana torna in India e lavora a Bangalore come ricercatrice in politiche agricole ed ambientali. Nel 1982 torna a Dehra Dun dove crea una propria Fondazione eco-scientifico-tecnologica, proprio contemporaneamente alla diffusione del movimento Chipko (donne contro le distruzioni delle foreste da cui traggono nutrimento). Nell’Uttar Pradesh sono evidenti, infatto, i danni provocati da fertilizzanti, varietà selezionate di semi, aumento delle coltivazioni a monocultura, degrado di suolo e di acqua, espropriazioni “facili” ai danni, soprattutto delle donne. Nel 1991 fonda  Navdanya (in hindi “nove semi”), il movimento che con altri sorti in tutto il mondo è presente al vertice di Rio de Janeiro nel 1992 dal quale nascono i primi accordi internazionali per la protezione della biodiversità e per la repressione della biopirateria. Quei “nove semi” rappresentano le nove coltivazioni da cui dipendono la sicurezza e l’autonomia alimentare dell’India. Il nome, dice Vandana Shiva, le è venuto in mente osservando un contadino che in un unico pezzo di terreno aveva piantato nove tipi di semi diversi. Oggi Navdanya conta circa 70 mila membri, donne per lo più, che praticano l’agricoltura organica in 16 stati del paese, una rete di 65 “banche dei semi” che conservano circa 6.000 varietà autoctone, e la Bija Vidyapeeth o Scuola del Seme che insegna a “vivere in modo sostenibile”.
Vince nel 1993, per il suo enorme impegno a favore delle popolazioni dell’India e le sue lotte per l’ambiente, il RIGHT LIVEHOOD AWARD ovvero il Premio al corretto sostentamento, creato nel 1980 allo scopo di affiancare al tradizionale Premio Nobel un riconoscimento agli sforzi compiuti da persone e gruppi, in particolare del Sud del mondo, per una società migliore e un’economia più giusta. Da quel momento la difesa dei semi autoctoni contro le multinazionali che cercano di rivendicare come loro “proprietà intellettuale” varietà agricole selezionate nei secoli da comunità locali, diventa il maggior impegno di Vandana Shiva. Attualmente è consulente per le politiche agricole di numerosi governi, in Asia e in Europa (anche della regione Toscana). Le sue battaglie più famose sono sono state contro le multinazionali che avevano ottenuto i brevetti del neem, del riso Basmati e del frumento Hap Nal. Questi ultimi due sono anche prodotti d’esportazione e paradossalmente, se i brevetti non fossero stati revocati, gli agricoltori indiani avrebbero dovuto pagare royalties alle società americane RiceTec e Monsanto, su ogni partita venduta all’estero. Attualmente è vicepresidente di Slow Food e collabora con la rivista di Legambiente, oltre ad aver scritto numerosi saggi. Le resta da vincere la lotta contro gli Ogm e più in generale contro le monoculture e i loro oligopoli:

SEC IMM VANDANA SHIVA     «Oggi siamo testimoni di una concentrazione senza precedenti del controllo del sistema agroalimentare internazionale in cui convergono essenzialmente tre aspetti: il controllo dei semi, il controllo dell’industria chimica, il controllo delle innovazioni biotecnologiche attraverso il sistema dei brevetti. Il diritto al cibo, la libertà di disporre del cibo è una libertà per la quale la gente dovrà lottare come ha lottato per il diritto al voto. Solo che non vivi o muori sulla base del diritto al voto, ma vivi o muori sulla base del rifiuto del diritto di disporre di cibo». nel settembre 2011 l’India ha denunciato la Monsanto per bioterrorismo