Una bimba africana di 9 anni, orfana dei genitori. Va a scuola, gioca con le amiche, sente le terribili storie che riguardano l’appuntamento inesorabile della sua comunità: la mutilazione genitale. Nice – questo il nome della bimba – scappa dal villaggio, dalla casa della zia che la ospita, si nasconde tra i cespugli. Poi va dal nonno e gli dice: “Non voglio essere tagliata. Io voglio studiare, non mi interessa il matrimonio”. Nice, piccola Masai coraggiosa riesce a spuntarla. Oggi è una donna di 25 anni Ambasciatrice di Amref Health Africa. Gira villaggi e scuole. Cerca di spiegare alle bambine che il destino se lo devono scrivere loro, da sole. Che ci sono leggi, anche in Kenya, che proteggono la loro salute. La mutilazione non è un destino. Fa parte della tradizione ma di quella tradizione che è meglio rimuovere per guardare avanti.
Già oltre un centinaio di ragazzine ce l’hanno fatta. Nice, che ha un talento politico naturale, non ha scelto la contrapposizione, ma il dialogo. Ha dovuto parlare con i vecchi, spiegare che ci sono riti alternativi possibili alla mutilazione, si è fatta ricevere dai giovani guerrieri Moran. Ha chiesto loro: “Volete spose sane? Volete che i vostri figli nascano forti e belli?”. Hanno capito, hanno accettato. Al posto del rito tradizionale delle mutilazioni, Nice insieme ad Amref propone un nuova procedura di iniziazione che dura tre giorni e dove il passaggio all’età adulta si celebra venendo benedette dagli anziani sui libri, cantando: “Spegniamo il fuoco delle mutilazioni, accendiamo la luce dell’istruzione”. I maschi le riconoscono una leadership naturale: Nice ha ricevuto “il bastone nero” che viene concesso solo ai saggi Masai. Ha cambiato il suo destino e anche quello delle bimbe che verranno domani.