14a edizione fattorie aperte veneto 2016: ci siamo anche noi!

Anche quest’anno ritorna l’appuntamento con la Giornata aperta. Da noi, in linea con la A di attività motoria, si danza! Ecco il programma, e vi ricordiamo che l’ingresso è gratuito ma la prenotazione è obbligatoria!

             14a edizione Giornata  aperta logo-fattorie-alta

domenica 9 ottobre 2016            

 rivolta a

bambini, ragazzi,adulti, famiglie, insegnanti, animatori

ricordo gazebo

    siamo in campagna, ci vogliono scarpe e vestiti

    comodi e non delicati:si potrebbero sporcare!

Tema

stare insieme come le diverse anime del bosco

programma

o   dalle ore 11.00     accoglienza, presentazione laboratori e visite nel parco muniti di mappa per l’orientamento

o   13.00-15.30     possibilità di pranzare al sacco in Fattoria

o   15.30-17    laboratorio di multiculturalità con semplici danze dai repertori popolari di tutto il mondo (0/99 anni)

 durante la manifestazione

ciascun partecipante è invitato a  contribuire alla realizzazione del grande “Mandala” vegetale con materiali raccolti nel bosco o in Fattoria

 

Per informazioni e prenotazioni:

info@boschettodellelepri.com

 340 7331398 Mara

Pepe la lepre racconta … di lepri, leprotti e conigli da tutto il mondo (7)

Un leone riformatore

“Il mio racconto corre e corre, anzi leprotta e ri-leprotta come me. Rotola, salta, vola, e ora si posa in terra africana, il Kenia…”

Un leone riformatore – Kenia

In una foresta era morto il vecchio re, un leone saggio e ben voluto dai sudditi. Ereditò il trono un leoncello che era stato a scuola e aveva la testa piena di progetti che dovevano, secondo lui,  consentire al suo regno un balzo sulle vie del progresso. Cominciò a emanare una quantità di nuove leggi: VIETATO QUESTO, PROIBITO QUELLO; stabilì orari per il lavoro collettivo, obbligò il rilascio di un pemesso per certi spostamenti. I sudditi mormoravano. I vecchi brontolavano: “non possiamo più sbadigliare senza il permesso di Sua  Maestà!” Fecero pervenire al re le loro osservazioni, e il leone dispose che i vecchi dovevano essere eliminati. Molti allora si nascosero, altri emigrarono con l’aiuto di figli e nipoti. Ora avvenne che un giorno, tornando da un lungo viaggio, il leone si fermasse a dormire con la bocca aperta sotto un albero. Passò un grosso pitone che, con ancora negli occhi il ricordo del nonno ucciso per la nuova legge, senza pensarci 2 volte gli saltò in bocca. Il leone tossì, ruggì, accorsero animali di tutti i generi ma nessuno riuscì a togliere il pitone dalle fauci del re nonostante la promessa di un grosso premio fatta a gesti. E infine arrivò la lepre che disse: ” Mio nonno è bravissimo in queste cose, ha liberato anche mio fratello da un pesce che gli era andato in gola, ma se ne è andato dopo le tue leggi, e non so dove sia adesso.” Il re, sempre a motti, fece capire di andare a cercarlo e che gli avrebbe dato un grande regalo. La lepre, che sapeva benissimo dove fosse il vecchio, corse a chiamarlo. Il nonno esitò un attimo, poi prese il suo bastone, raccolse un topo per strada e si presentò davanti al leone. Quando il pitone vide il topo appeso ad una cordicella davanti agli occhi, mollò la presa alla gola del re e afferrò la bestiolina prelibata, mangiandolo in un boccone. Il re mantenne la sua promessa assegnando al nonno un pezzo del suo regno, poi abolì tutte le leggi che aveva emanato, portando nel suo consiglio anche qualche saggio anziano. E la pace tornò nelle regioni abitate dai kikouyu…

… Pepe vi saluta dicendo: “il mio racconto non è ancora stanco di correre, spicca un salto e torna tra le nuvole…”

Favola di Lino Ballarin  per Emi Editrice Missionaria Italiana –  disegno di Guido Zibordi

Pepe la lepre racconta … di lepri, leprotti e conigli da tutto il mondo (6)

“Il mio racconto corre e corre, anzi leprotta e ri-leprotta come me. Rotola, salta, vola, e ora si posa sulle antiche terre di popoli Atzechi, Maja e Incas”

 

Il coniglio e la luna piena – Atzechi, Maja e Incas

Narrano le storie che ci fu un tempo nel quale gli dèi erano molto in collera per alcuni fatti accaduti sulla terra, tra gli uomini, tanto che decisero di sterminarli. “Faremo cadere tanta pioggia da affogare il mondo, salveremo solo gli animali!” E così si apprestarono a fare. In mezzo alle bestie che avevano assistito ai discorsi degli dèi c’era l’astuto Coniglio. Impressionato da quanto appena ascoltato, Albar, questo era il suo nome, si diresse al monte, desideroso di andare sulla sua cima prima che l’acqua iniziasse a cadere. Era l’imbrunire quando raggiunse lo spiazzo sopra l’altura dove c’era una tenera erbetta appena tagliata, e gli venne fame. Così mangiò a volontà e si addormentò. Al mattino fu svegliato da un sommesso fruscio: un contadino, armato di una lunga falce, tagliava l’erba. Albar si nascose, e non uscì che al tramonto, fece la sua scorpacciata e si addormentò. Il contadino, al mattino, vide con sorpresa che l’erba che aveva tagliato era ricresciuta tale e quale al mattino precedente. A sera, invece di tornarsene a casa, si nascose a vedere quale magia faceva ricrescere la sua erba. Vide il Coniglio uscire dal nascondiglio e l’erba che, sotto le sue zampette, ricresceva d’incanto. Allora uscì urlando “ brutta bestiaccia, adesso ti ammazzo, così avrò finito di lavorare per niente!” Con un filo di voce Albar gli sussurrò “non farmi del male, se mi uccidi non ricaverai niente. Se mi lasci andare ti svelerò un segreto”. “Di quale segreto parli” con diffidenza gli chiese il contadino…

“Devi sapere che gli dèi  hanno deciso di eliminare tutti gli uomini e tute le donne del mondo, faranno cadere tanta acqua da sommergere tutti. Tu costruisciti un cassone, entraci tu, la tua famiglia, i tuoi animali domestici e caricaci dentro tanta roba da mangiare”. Il contadino non era proprio convinto, ma lasciò andare il Coniglio e, ad ogni buon conto, fece tutto come egli gli aveva detto. La pioggia iniziò a cadere ininterrottamente, solo gli animali resistevano aggrappati sulle alture, aspettando che smettesse di piovere. Agli dèi non sfuggì quel cassone con uomini, donne, bambini e animali, pieno di provviste. Quando gli dèi fecero smettere la pioggia, il dio Gucumatz mandò il Passerotto ad informarsi di quanto era successo. Poi, visto che questi tardava, mandò il Colibrì che tornò riferendo al dio che era stato il Coniglio a spifferare tutto al contadino. Albar, mentre si stava rifocillando al solito posto, si trovò impigliato in una palla di luce mandata dagli dèi e discesa dall’alto. La palla cominciò a roteare e Albar fu portato verso l’alto, nel cielo. E lì si fermò. Gli dèi sentenziarono: “hai voluto salvare gli uomini, ora illuminerai le sue notti.” Il Coniglio era stato trasformato in Luna. Questo racconta il popolo chiconamel quando c’è luna piena che riempie di luce le piazze di Veracruz.

… Pepe vi saluta dicendo: “il mio racconto non è ancora stanco di correre, spicca un salto e torna tra le nuvole…”

 

Favola di Ettore Fasolini   per Emi Editrice Missionaria Italiana –  illustrazioni di Fabrizio Zubani

Albar il Coniglio

Un immenso augurio di Buon Natale

La pace delle stelle

è il loro vibrante silenzio

e insieme

la loro indifferente bellezza,

è il gioco della notte e del sogno

è il riverbero

di ciò che è già stato

lontano,

milioni di anni fa.

E la calma imperscrutabile del destino

che gioca le sue carte

sul piatto argenteo

del cielo a mezzanotte.

                                                                                                                      by mlc

Le olive Brisighella…

P1030419   …le abbiamo raccolte provvidenzialmente prima del gelo, consapevoli del fatto che  un buon proverbio      recita       “a santa Caterina neve o gelo alla collina” . Si riferisce ovviamente a santa Caterina d’Alessandria, che ricorre il 25 novembre. Dopo la snocciolatura le abbiamo  immerse in acqua fredda dove resteranno  per 10 giorni, l’acqua andrà cambiata ogni 8 ore: l’operazione serve a togliere l’amaro dalle olive. Nei prossimi giorni vi daremo alcune semplici ricette per gustare al meglio questa specialità Padana.

Pepe la lepre racconta … di lepri, leprotti e conigli da tutto il mondo (5)

lepre incollata

“Il mio racconto corre e corre, anzi leprotta e ri-leprotta come me. Rotola, salta, vola e ora si posa su … Vietnam e Cambogia

Il leprotto incollato – Vietnam e Cambogia

Un furbo leprotto gironzolava una mattina in cerca di cibo. Ad un tratto scoprì una radura dove strani alberi si levavano verso il cielo: il loro tronco era scavato da un’incisione che lasciava trasudare un liquido bianco, gelatinoso Non avendo mai visto piante del genere, al leprotto venne voglia di osservarle da vicino. Spinto dalla curiosità spiccò un balzo e abbracciò strettamente il tronco. Voleva salire verso la cima della pianta, ma coda e zampe, impiastricciate dalla sostanza gommosa, non riuscivano a staccarsi dal tronco. Nonostante gli sforzi disperati, al leprotto risultò impossibile liberarsi: più si divincolava più le sue zampe si incollavano al tronco.  La faccenda cominciava a farsi seria, quando vide un elefantino dirigersi verso lo stagno che si stendeva ai margini della piantagione di alberi della gomma. L’elefante era assetato: veniva a bere. L’astuto leprotto organizzò un piano. “Piccolo elefante” – gridò – “non bere quest’acqua! Il grande dio Indra mi ha ordinato di custodire lo stagno.” L’elefantino, spaventato, non si avvicinò: corse invece da sua madre gridando: “Mamma! Mamma! Sono andato allo stagno per bere e ho visto un animale su un albero. Era di guardia all’acqua e non ha permesso che bevessi. Ho avuto paura e sono scappato, ma io ho sete!” La mamma elefante si arrabbiò e accompagno il cucciolo allo stagno. Quando vide l’animale appeso al tronco esclamò: “Ma è solo un leprotto!” E divenne ancor più nervosa. Gridò al leprotto: “Tu hai impedito al mio piccolo di bere. Ti ucciderò!” Con calma il leprotto rispose: “A me non importa niente delle tue minacce. Il dio Indra mi ha ordinato di vigilare sullo stagno e nessuno potrà bere finchè io sarò qui.” All’elefantessa montò il sangue alla testa: avvolgendo il leprotto con la proboscide, lo strappò dal tronco senza sforzo alcuno. “Se proprio vuoi uccidermi – suggerì il leprotto ancora stretto nella proboscide – non gettarmi per terra. Le lepri non muoiono così. Lanciami in aria, invece,  e morirò in modo più glorioso. Dopotutto sono un fedele servo del dio Intra.” Al nome del potentissimo dio l’elefantessa, senza rifletere un istante, gettò il leprotto in aria. Questi cadde sull’acqua dello stagno, nuotò verso la riva sparendo velocemente nella foresta, liberato dal suo impiccio.

Pepe vi saluta dicendo: “il mio racconto non è ancora stanco di correre, spicca un salto e torna tra le nuvole …”

Favola di Ettore Fasolini per Emi Editrice Missionaria Italiana – illustrazione di Roberto Filippini

 

E’ tempo di zucca!

trionfo di zucca   Il cambio dell’ora ci restituisce il ritmo di sole-luce proprio di questo periodo dell’anno. La sera c’è voglia di sedersi a tavola con qualcosa di caldo e morbido da gustare con il cucchiaio. E la zucca, insieme alla  carota e a tutte le sorelle della famiglia delle cipolle,  è la principessa di questa stagione di mezzo che si pone nei 18 giorni a cavallo fra l’estate e l’autunno (ma che sono propri di ogni passaggio stagionale). Lo sapevate? Questi 18 giorni che permettono agli organismi viventi di adattarsi a un’ambiente esterno che cambia profondamente ma lentamente, amano la dolcezza e lo sa bene il nostro stomaco: proprio in questo periodo (ma anche negli altri cambi stagionali) si riacutizzano ulcere e gastriti! E allora? niente di meglio che il dolce naturale che in questo periodo ci viene donato da alberi e orti: caki, nespole, mele, fichi e poi, appunto, cipolle, carote e … zucca. Ecco una facile e squisita ricetta adatta a qualsiasi  cuoca o cuoco  (e fatevi aiutare dai vostri bambini per prepararla).

Vellutata di zucca e ricotta (x 4 persone)

ingredienti: 400 grammi di zucca tagliata a pezzi ma con la buccia, 2 porri, 2 carote, 200 grammi di ricotta, olio oliva, sale, pepe, due/tre bicchieri di brodo vegetale (vanno bene anche 2/3 bicchieri d’acqua e un cucchiaino  di dado vegetale) – per la presentazione in tavola: formaggio grana e crostini di pane abbrustolito

attrezzatura: il forno, il passaverdure oppure un frullatore, un mestolo di legno, una forchetta, una casseruola dai bordi alti

esecuzione: cuocere la zucca in forno  a 180 gradi finchè, pungendola con una forchettta, la sentiremo morbida. Stufare intanto anche le carote e il porro tagliati a rondelle con l’olio, il sale e il pepe finchè sono anch’essi morbidi morbidi, aggiungendo il brodo vegetale (o l’acqua tiepida e il dado). Togliere con la forchetta la polpa della zucca dalla sua buccia e metterla nel passaverdure o nel frullatore con le carote e il porro stufato. Mettere nella casseruola appena usata per cuocere le verdure la ricotta e schiacciarla con la forchetta. Aggiungere un filino d’olio e scaldare appena appena per 1 minuto accendendo il fuoco. Spegnere e aggiungere la polpa di zucca, carote e porri. Aggiustare di sale e scaldare bene, ammalgamando il tutto  col cucchiaio di legno, facendo ben attenzione che non si attacchi (potete mettere sotto la casseruola una retina frangifiamma). Versare sui piatti e servire con il grana ed i crostini.

La zucca cotta al forno è più saporita e non s’annacqua come quella lessata. Importante è anche cuocere la zucca con la buccia, così eviteremo di sprecare polpa e faremo meno fatica quando la tagliamo da cruda. E’ un piatto unico, basta un’insalata e la cena è fatta. Buona zucca a tutti!

Pepe la lepre racconta … di lepri, leprotti e conigli da tutto il mondo (4)

il leprotto e il leoneIl leprotto e il leone – Zambia

 Un leone stava presso un traghetto sul fiume. Tutte le bestie, prima o poi, passavano di lì, anche perché era un ottimo posto per abbeverarsi. Per via del leone, però, non sapevano più come fare.

“Siete proprio stupide! – disse il leprotto – Vi dico io come farla franca. Quando andate a bere, ditevi l’un l’altra ad alta voce: Spicciamoci a bere, prima che arrivi il grande capo! Vedrete che il leone non vi farà nulla”.

Infatti il leone, non appena sentì nominare questo grande capo in arrivo, si mise sulla difensiva. “Di che van cianciando queste? Il grande capo sono io: non ce n’è un altro!”, e acquattandosi tra i cespugli lasciava andare le bestie illese. “Andate, andate! – borbottava sottovoce – è quel ‘grande capo’ che voglio acchiappare: dovrà fare i conti con me!”

Aspetta, aspetta un’ora dopo l’altra, un giorno dopo l’altro, una settimana dopo l’altra, il leone cominciò a dimagrire,  a rinsecchire, a perdere le forze …

Infine arrivò il leprotto, che si mise a bere senza dire nulla.

“Qui, del grande capo non se ne parla nemmeno più – borbottò il leone sottovoce. Poi alzando il tono, disse sarcastico: “ Ehi tu! Non mi verrai a dire che il grande capo sei tu, spero?”. “Proprio così! E tu acchiappami, ora, se ce la fai!”.

Il leone scattò in piedi con un ruggito … ma il leprotto fuggiva già velocissimo a zig zag tra gli alberi e il leone, stremato per la fame, inutilmente tentò di rincorrerlo: morì di vergogna, più che di fame. Più della forza, vale il cervello!

… Pepe vi saluta dicendo: “il mio racconto non è ancora stanco di correre, spicca un salto e torna tra le nuvole…”

Favola di Umberto Davoli  per Emi Editrice Missionaria Italiana –  disegno di Joachim Maconda e Ombretta Bernardi