CON(s)IGLI di lettura: Aprile 2023- Il cane di nessuno

ecco  il nostro coniglio ..oops! consiglio di lettura per aprile 2023

    “Il cane di nessuno”

Un racconto tenero e avvincente sull’amicizia, la fiducia e la speranza. Edizione ad alta leggibilità

 

Autore: Eleanor Watson                   Traduttore: Angelica Perrin

Editore: Eternity                                   Età di lettura: dai 7  anni, ad alta leggibilità

CON(s)IGLI di lettura: Marzo 2023- Chiedimi cosa mi piace

ecco  il nostro coniglio ..oops! consiglio di lettura per marzo 2023

    “Chiedimi cosa mi piace”

In uno splendido pomeriggio d’autunno, padre e figlia passeggiano nel parco

“Cosa ti piace?”

“Mi piacciono i cavalli.”

“Chiedimi cos’altro mi piace.”

“Cos’altro ti piace?”

“Mi piace scavare nella sabbia”…

Momenti di ordinaria felicità, in una giornata qualunque che diventa unica e speciale, nel dialogo parlato e nei gesti che mettono in relazione profonda un papà e la sua bimba.

Un libro che è diventato un classico della lettura a voce alta e da regalare come libro-dedica ad ogni età.

Autori: Suzy Lee /Bernard Waber

Editore: Terre di mezzo   Età di lettura: dai 3/5 anni, per tutte le età

CON(s)IGLI di lettura: Febbraio 2023- Che cos’è il tempo?

ecco  il nostro coniglio ..oops! consiglio di lettura per febbraio 2023

    “Che cos’è il tempo?”

Che cos’è il tempo?Il tempo è un albero, che cresce come cresci tu. Chi sarà più alto fra due anni? E fra dieci anni? E fra cinquant’anni?     
Un sassolino, che prima era una montagna. E una farfalla, che prima era un bruco.  Il tempo è un dentino che dondola. Un viso che cambia. Un sole che tramonta.
Dall’autrice canadese Julie Morstad, un albo poetico e divertente per esplorare un’idea dalle mille forme, che da sempre affascina ed emoziona grandi e piccini. Un libro-dedica perfetto da regalare alla persone con cui amiamo condividere momenti, giorni, anni. 

Autore: Julie Morstad    Traduttore: Davide Musso

Editore: Terre di mezzo   Età di lettura: 3/5 anni 5/7 anni

Scintille d’artista per cinque delle tante piantine del nostro Boschetto delle Lepri

prezzemolo, basilico, rosmarino, timo e … amore …  

il regalo personalizzato di un’amica,

la creazione di due artisti padovani,

tocchi di colore e poesia che identificano perfettamente la nostra Fattoria …

 

Diario di campagna: ritrovamento uova di biscia d’acqua

Sistemando la sezione dell’orto dedicato al pomodoro da sugo abbiamo ritrovato delle uova di circa 2/3 cm di diametro. Sono uova di biscia  probabilmente deposte fra aprile e maggio, parte di una covata (sono di solito anche da 20 a 40 per covata) e non schiuse perchè andate in profondità con una fresatura o una zappatura successiva.

Non sono velenose e risultano fondamentali per il corretto equilibrio di stagni e scoline. E’ la prima volta che ne troviamo di intere: di solito i gusci rotti li vediamo accanto al cassone degli scarti di verdura che servono a concimare l’orto  

Le meraviglie del territorio: la chiesa di san Zeno a Castelbaldo (5)

Pieve Santa Maria   è un compatto agglomerato isolato, lungo l’Adige, sul confine del territorio di Verona, dal quale sembra avere ricevuto una qualche influenza vista l’intitolazione primitiva della chiesa. Sorge nei pressi di un attracco fluviale all’Adige e si  trova un po’ discosta da una compatta costruzione, forse i resti di un convento di monaci predicatori.

Esisteva già nel 1696  la chiesa campestre di S. Zeno, che aveva un annesso cimitero per i morti di peste e gli annegati. Nel 1776 fu ampliata e poi intitolata a S. Maria della Neve, ma ancora oggi  tutti la riconoscono come san  S. Zeno. Nonostante i documenti certi che la datano nella storia,  sulle murature del tempietto emergono tracce di un più antico passato: finestrelle di tipo romanico appaiono infatti sulle sul lato sud, assieme a grosse pietre di recupero. Sono chiare inoltre le arcatelle del primitivo cornicione e nel complesso evidenti sono le dimensioni dell’intera antica costruzione. Il tutto avvicina le linee dell’antica chiesetta alle “sorelle” – pievi o piccole parrocchiali del territorio della Sculdascia – costruite intorno all’anno Mille. All’interno, l’altare della Vergine è inserito nel contesto di un Barocco tardo e popolare, mentre la piccola aula è coperta dalle capriate della settecentesca sopraelevazione.

La statua di S. Maria della Neve ora è conservata al museo diocesano di Padova.

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20 marzo 2019: equinozio di Primavera e Super-Luna, due eventi nella stessa notte!

Al momento  dell’equinozio (stanotte alle 22,58), i raggi del sole sono esattamente perpendicolari all’equatore. Pensate che, se ci trovassimo adesso  al Polo Nord (o al Polo Sud) e guardassimo verso il Sole, vedremmo una palla rossa all’orizzonte tagliata a metà per tutte le 24 ore successive. E questo a proposito del Sole …

A proposito della Luna, invece,  ci troviamo davanti il fenomeno della  Super-Luna che non è un termine scientifico però.  Il fenomeno è la coincidenza di un plenilunio con la vicinanza massima (perigeo) del nostro satellite alla Terra.  Altre due si sono evidenziate al plenilunio di gennaio e febbraio di questo 2019. Mettetevi a riposo, fino al 2030 la Luna non sarà più così vicina alla Terra. Un fenomeno ricorrente: la precedente super-super-Luna fu nel 2016, la più grande da 60 anni dopo quella del 1948.

Le meraviglie del territorio: i tesori e la storia di Piacenza d’Adige (4)

chiesettasantonioBNLa storia di Piacenza d’Adige inizia  ufficialmente con la prima citazione riportata su atto pubblico del 25 novembre 1186, giorno in cui Papa Urbano III dà conferma al monastero di S. Maria delle Carceri dei possessi e dei diritti che esso aveva nella Scodosia, nominando appunto una certa “Villa Plancentia”.  Nella variante di “Plagentia” la ritroviamo nel 1220: Federico II imperatore in quell’anno ordina al comune di Padova di non ingerirsi nella giurisdizione degli stati Azzo marchese d’Este.

Nel 1393 i padovani gettano sull’Adige, proprio a Piacenza, un ponte di barche per passare alla conquista di Lendinara, Barbuglio e Cavazzana.

La parrocchia e la prima chiesa di Piacenza d’Adige sono intitolate a S. Antonio Abate. Dapprima essa è menzionata nella visita vescovile del 2 settembre 1448. Poi, la visita del 22 maggio 1683 ci rende noto che la Chiesa è stata consacrata il 5 maggio 1413 da Andrea di Montagna, vescovo di Divrasto nell’Epiro, con licenza e per commissione del vescovo di Padova Pietro Marcello. 

Nel 1783 i periti veneziani rettificarono l’intera zona dell’Adige e situarono Piacenza nella pronunciatissima ansa dell’Adige detta appunto Volta di Piacenza. In particolare la famiglia patrizia veneta Mocenigo, del ramo di San Samuele, tra le immense proprietà fondiarie, sparse intutto il territorio della Serenissima, aveva bonificato vaste aree vallive da cui era derivato il toponimo “Valli Mocenighe”, tra Ponso e Piacenza d’Adige.

palazzomocenigoBNQui il nobiluomo procuratore Alvise Mocenigo (Venezia 1760/1815) si era proposto di riprodurre il modello agronomico da lui realizzato su vasta scala ad Alvisopoli, nel portogruarese, un intero paese “azienda modello” per incrementare non solo la produzione agricola ed industriale ma anche il benessere materiale, culturale e sociale degli abitanti. Mocenigo sposò Lucia Memmo, la figlia di quell’Andrea, provveditore a Padova, ideatore del progetto della risistemazione e riqualificazione del Prato della Valle. E fu così che la zona divenne uno dei luoghi più famosi per la coltivazione del riso, anche per merito del figlio (nato da una relazione di Lucia con un colonnello austriaco e riconosciuto tardivamente come unico erede) il conte Alvise Francesco, come si legge in una   sua supplica presso la Camera Aulica di Vienna, datata 12 novembre 1842: “istituimmo vastissime risaie, erigendo sontuose fabbriche, introducendo macchine nuove per trebbiare il riso e per innalzare e scolare le acque. Si assicurò un perenne lavoro a centinaia di braccia e fece diminuire d’assai il numero dei delitti e delle gravi trasgressioni che purtroppo in quella parte del Distretto di Este si annoverano ogni anno”. Palazzo Mocenigo, villa di campagna della famiglia Mocenigo ramo San Samuele, è un edificio a pianta compatta, formato da una porzione centrale elevata su tre piani e da due brevi ali laterali a due piani. La parte centrale del prospetto è caratterizzata da tre trifore sovrapposte, due aperte su balcone. Nelle porzioni laterali si trovano bifore archivoltate riquadrate. La barchessa – trasformata nei secoli e oggi con le arcate tamponate e aperte con finestre – ha alte arcate a sesto pieno, poggiate sui pilastri e piccole finestre in asse alle chiavi.