Fategliela fare, ma con un pò di “sale in zucca” …

… alle vostre bambine e ai vostri bambini la vigilia del primo novembre, ovvero Halloween, solo da fine secolo XX ricorrenza  di grande impatto mediatico e alto ritorno economico di supermercati, cartolerie e negozi specializzati.

In realtà la festa di Halloween (contratto da “All Hallows’ Eve” traducendo un termine arcaico che significa “Notte di tutti gli spiriti sacri“, ovvero la vigilia di Ognissanti ) con il suo  grosso bagaglio di cultura e tradizione celtica,  è stata trasformata in pre e dopocena di bambini mascherati a caccia di dolcetti non meglio specificati e di campanelli imbrattati di uova o sostanze appiccicose,  anche accompagnati  da genitori o animatori ancor più entusiasti e felici dei  loro frugoletti …

Per carità, ogni occasione è ottima,  per far festa …

… eppure occorre sapere che,  la nostra Notte delle Lumere ( come si chiama in italiano e  comunque retaggio di una cultura pre-cristiana), era posta, invece,  come vigilia del 2 novembre, ovvero del giorno della commemorazione dei defunti (Morti, come si usava dire un tempo). Mia mamma mi raccontava che in famiglia si  metteva una candela all’interno di una zucca (visto che è stagione, da cui si era tolta la polpa, messa in minestra e mangiata) e la si poneva alla finestra di casa, lasciata con gli scuri aperti. In quella particolare notte le anime dei defunti di casa sarebbero tornate a visitare i luoghi familiari: così si lasciava sul tavolo della cucina dell’acqua, del pane, del latte, del vino (così ciascuno dei grandi o piccoli defunti avrebbe trovato il  ristoro più adatto). Per i bambini di casa, poi, c’erano le “favette dei morti”, dei biscotti fatti con farina, uova e le “armelline”, le mandorle all’interno dei semi di albicocca. Tutto torna, certo, ma in modo alquanto differente …

Le nostre viti “maritate”

La coltivazione della vite prevede la presenza di un tutore; nell’antichità i contadini usavano come tutore un albero vivo (vite maritata). Gli Etruschi furono i primi a sviluppare tale tecnica di coltivazione con due varianti: l’alberata, ove la vite è tenuta legata da un singolo albero, e la piantata, ove le viti, legate ad alberi disposti in filari, sviluppano i loro rami lungo funi legate tra i vari alberi..

Documenti sulla coltivazione della vite abbinata a vari alberi scelti fra acero, frassino, ciliegio,salice, ornello, pioppo, gelso risultano fin dall’epoca medievale; uno sviluppo che subisce  una battuta d’arresto solo verso la fine del tardo ottocento, con l’introduzione di altri sistemi di tutoraggio e con l’affacciarsi delle colture intensive. Le specie legnose più adatte sono quelle con sistema radicale fittonante, capace di approfondirsi nel terreno (e quindi di esplorare gli strati in cui non si spingevano le radici della vite) e quelle a chioma non troppo folta, con foglie poco espanse e che possono sopportare delle potature molto severe.

Gli appezzamenti erano suddivisi da queste coreografiche “alberate” con l’accoppiata siepe/vite. Questa organizzazione del territorio e del paesaggio  creava delle suggestive quinte scenografiche come testimoniano alcuni dei molti autori che tra il ‘700 e l’800 raggiunsero l’Italia viaggiando attraverso alcune grandi regioni d’Europa. Goethe scriveva ad esempio nel suo Viaggio in Italia:Si vedono lunghe file di alberi e intorno a questi sono ravvolti i tralci delle viti che ricadono in giù. Le uve mature premono sui tralci i quali vacillando, cadono penzoloni.

Le “nostre” viti maritate sono inserite nella zona “Frutti antichi & piccoli frutti”, l’uva fragola, l’uva Angelica gialla  e quella sultanina bianca sono sostenute dalle susine Goccia Gialla e Casalina.           

Evento in Fattoria sabato 21 luglio 2018

dalle 17.00 alle 21.00 qui  al Boschetto delle Lepri in collaborazione con la ProLoco di Piacenza d’Adige vi invitiamo alla festa di inizio estate

 

                      ” IL FIUME E LA LUNA”

  • I giochi di una volta: torneo a squadre  per grandi e piccini
  • giochi per bambini
  • esibizione di danza Associazione Culturale Antico Cerchio di Rubano
  • danze popolari per tutti da tutto il mondo: animazione a cura di Antico Cerchio
  • stand gastronomico

Vi aspettiamo, non mancate!

 

 

15 maggio: è sant’Isidoro (Isidro in castigliano) detto l’agricoltore

e dei fittavoli agricoli e birrocciai, era un contadino di Madrid (di cui è il patrono). Analfabeta fu avviato giovanissimo al lavoro dei campi. Quando Madrid fu conquistata dagli Almoravidi si trasferì a Torrelaguna, dove sposò la giovanissima Maria Toribia. Il problema era che gli altri lavoranti lo vedevano spesso appartato in preghiera anche se il suo lavoro veniva sempre comunque svolto a puntino. Fecero la soffiata al padrone che, verificato di persona la sua correttezza e anche perchè nelle sue terre si moltiplicavano raccolti e ricchezze, zittì definitivamente gli altri mezzadri gelosi: pare che fossero degli angeli a svolgere il suo lavoro nelle operazioni di aratura … Morì il 15 maggio del 1130 a 50 anni e fu da allora invocato per ogni incombenza atmosferica o di lavoro da tutti i contadini spagnoli.

  Dopo un clamoroso miracolo a favore del re Filippo II cinque secoli dopo, la sua fama si sparse fin nelle colonie, nel nord Europa e  sud America; fu canonizzato da papa Gregorio XV nel 1622 assieme ai più famosi Filippo Neri, Teresa d’Avila, Francesco Saverio e Ignazio da Lojola. Nel 1697 anche la moglie Maria divenne beata per mano di Innocenzo XII. Riposa dal 1170 nella chiesa di sant’Andrea proprio a Madrid. La sua festa è popolarissima: alla mattina ci si reca in riva al Manzanares e si beve l’acqua miracolosa della fonte dedicata al santo. Poi, per tutto il giorno, ci sono bancarelle con i dolci all’anice, le corride e i balli popolari che durano fino a notte fonda.Qc